GIAVENO, DANNI DA
CINGHIALI E LEPRI IN UN’AZIENDA AGRICOLA BIO
MONACO (Rete Civica): “IL
COMPRENSORIO ALPINO CATO 2-3 NON FUNZIONA”
Mesi fa già denunciata
pubblicamente la non-gestione del territorio
Lunedì 10 luglio il
Consigliere Regionale Alfredo Monaco (RC) ha visitato l’azienda agricola
biologica Le Frisole di Roberto Castelli, in località Freisole di Giaveno, per
visionare i danni provocati dai cinghiali ai suoi campi di grano di antiche
varietà e di altro pregio, studiati dall’Università di Pollenzo. Erano presenti
anche rappresentanti dell’amministrazione di Giaveno e del CATO2-3 che ha il
compito di gestire il territorio. Le colture di altissima qualità di Roberto
Castelli sono un modello di dedizione e di impegno costruito con sacrificio
dalla sua famiglia, senza peraltro aver mai chiesto un contributo o sostegno di
tipo economico.
Lo stesso Comune di
Giaveno intende attribuire alla patata 2.0 coltivata da Castelli la
denominazione comunale di origine controllata, la De.Co. “Per quanto mi
riguarda sono molto interessato a favorire aziende che si interessano
innanzitutto della qualità in funzione della salute del consumatore”, afferma
Monaco.
L’azienda agricola è
situata in una ZRC, Zona Ripopolamento e Cattura delle lepri, che possono
crescere indisturbate e il CATO2-3 ha il compito di catturarle e reimmetterle
nel territorio di caccia. Di fatto questa ZRC amplia la “area contigua” del
Parco dei Laghi di Avigliana, diventando un paradiso per la moltiplicazione dei
dannosi cinghiali e di altri selvatici nocivi.
“Naturalmente ho espresso
il mio rammarico al sig. Castelli e alla moglie Monica – spiega il Consigliere
Regionale Alfredo Monaco, Rete Civica – Ma sottolineo che già nell’inverno ho
documentato con foto il passaggio di cinghiali nella zona. Dalle prime ricerche
che sto facendo, sono almeno dieci anni che il CATO2-3 non ordina catture di
lepri, che nel caso di cui si parla hanno gravemente danneggiato il meleto. E
nulla è stato fatto per impedire la proliferazione dei cinghiali, favorendone
in tal nodo la diffusione. Le aziende come quella di Castelli non sono
interessate tanto al misero risarcimento dei danni, che si quantifica nella
spesa del seme, ma piuttosto a evitare che i danni possano essere ripetuti. Il
CATO2-3 ha i mezzi economici e gli strumenti tecnici per controllare e limitare
il numero di specie selvatiche come il cinghiale. E invece da quando si è
insediato, il nuovo Cda ha speso quasi 8000 euro per rimborsi spese e 150 euro
per il mangime per le lepri. Non un centesimo sul territorio. Lo scorso anno
27mila euro per consulenze. È stato evidenziato da uno dei componenti del
CATO2-3 presenti che tutte le segnalazioni fatte dal Castelli sono state
ricevute da personale del CATO2-3 che non ne avrebbe le competenze. Lascia
perplessi il fatto che non sia stata poi almeno girata la comunicazione a chi
le competenze le ha. Questo a ulteriore riprova di una pessima gestione del
CATO2-3, senza voler essere malpensanti. Mi sono già attivato presso gli uffici
regionali dell’Assessorato competente e della Città Metropolitana per trovare
gli strumenti che possano modificare o rimuovere i confini della ZRC per
permettere l’abbattimento dei nocivi. Pastori elettronici (recinti
elettrificati) sono strumenti utili, ma
essi e i cannoni rumorosi mantengono indisturbato lo sviluppo dei cinghiali.
Vigilerò sulle azioni che
intraprenderà il CATO2-3, sempre ammesso che intraprenda delle azioni serie,
visto l’immobilismo che lo contraddistingue da anni, a tutto discapito sia
della categoria dei cacciatori sia di quella degli agricoltori onesti. Sempre a non essere malpensanti”, conclude Monaco.
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