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giovedì 30 marzo 2017

DISABILI: CIRCOLAZIONE PIÙ FACILE


UNICO REGISTRO REGIONALE DEI VEICOLI AUTORIZZATI
PASSA ALL’UNANIMITÀ LA MIA PROPOSTA 


Con un emendamento al bilancio di previsione in discussione in questi giorni in I commissione, la Regione istituisce un unico registro per i contrassegni dei veicoli destina
ti al trasporto disabili in modo da favorirne la libera circolazione.
L’emendamento che ho proposto è stato accolto favorevolmente dalla Giunta e da tutte le forze politiche.
Nella pratica, si pone fine all’assurdità per cui i disabili devono segnalare tutto il loro percorso ai vari Comuni che intendono attraversare in un viaggio, per non vedersi recapitare multe o sanzioni qualora entrino in zone a traffico limitato o semplicemente il loro contrassegno non venga riconosciuto.
Questo perché a emettere il contrassegno sono i Comuni, che però non mettono in rete le informazioni.
Con questa novità si riconosce ai disabili il pieno diritto alla mobilità sul territorio, e allo stesso tempo si snelliscono le procedure per gli enti che dovevano controllare i permessi”.
Si istituisce quindi un’unica banca dati, il Registro informatico regionale dei contrassegni disabili gestito dalla Regione e implementato dai comuni che aderiscono all’iniziativa mediante la sottoscrizione di appositi protocolli d’intesa. La sottoscrizione può avvenire direttamente o per il tramite delle associazioni degli enti locali piemontesi. Sono parte attiva anche le associazioni che si occupano di persone disabili.
Una piccola spesa nel bilancio regionale per un grande passo verso la piena riconoscenza dei diritti alla mobilità di tutte le persone. 

Sono davvero contento! 




martedì 28 marzo 2017

OFTALMICO, NO AL REFERENDUM, SÌ ALLO SPOSTAMENTO (CON ATTENZIONE)

Nel dibattito odierno in aula sulla possibilità di ammettere un referendum sulla chiusura dell’Oftalmico, ho detto: “La delibera è molto complessa dal punto di vista tecnico, non si può chiedere alla cittadinanza di esprimersi su un tema così complicato. Sarebbe anche come abdicare al nostro ruolo politico, per questo voterò no. Per assurdo, se andassimo davanti alle sedi di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate a raccogliere firme per abolire le tasse, è chiaro che faremmo il pienone di consensi.
La chiusura dell’Oftalmico fa parte della strategia che è servita ad uscire dal piano di rientro permettendoci di ricominciare a fare programmazione sanitaria. Se alle minoranze non piacciono alcuni aspetti, trovino altri modi per farli presente all’Assessore.
Nel merito della questione Oftalmico tutti i più recenti dati scientifici dimostrano che gli ospedali monospecialistici non hanno più ragione di esistere, anche perché il paziente oculistico è in genere un paziente che necessita di diverse altre discipline: fino ad oggi, questo aspetto veniva risolto con costose consulenze esterne. Meglio inserire la struttura dell’oculistica all’interno di un presidio in cui ci sia la possibilità di consultarsi costantemente con altri, ad esempio diabetologi o cardiologi.
E ancora: se si digita su un motore di ricerca il nome dei responsabili di struttura (quelli che si chiamavano primari) dell’Oftalmico, compaiono due pagine di risultati che rimandano a strutture private, e solo dalla terza pagina in poi ci si rende conto che questi luminari lavorano “anche” all’Oftalmico. Un aspetto su cui dobbiamo interrogarci.
Infine, dove ricollocare la struttura? Di certo all’interno di un presidio che comprenda tutte le altre discipline, ma con un percorso protetto per la chirurgia oculistica che richiede sterilità assoluta". 

lunedì 20 marzo 2017

IL PROBLEMA DEI POSTI LETTO NEGLI OSPEDALI

TESTO DEL MIO INTERVENTO IN AULA LO SCORSO 14 MARZO

Credo che oggi ci sia un problema di posti letto non tanto commisurati alle strutture complesse o singole, c'è un problema di rigidità di sistema all'interno, e parliamo solo ed esclusivamente di sanità. Quando si parla di sanità sembra che si parli solo di sistema ospedaliero; credo che, invece, si debba amplificare e aprire un attimo l'angolo di visione per vedere gli altri sistemi che occorre integrare e sui quali si deve lavorare, che devono aiutare il punto focale, cioè la rete ospedaliera e il posto letto della persona che ha realmente bisogno di essere curata. Parliamoci chiaramente: quando uno vuole essere curato non ha piacere di andare in ospedale, ma si rende conto che è il posto dove sarà curato, perché la malattia gran parte delle volte necessita di una cura ospedaliera per i danni o i problemi collaterali che possono derivare, anche di tipo sociale; è innegabile, avere un parente in ospedale non fa piacere a nessuno.
Però, c'è una rigidità: quando il pronto soccorso esplode - magari per il periodo influenzale o altri periodi, per condizioni particolari, la popolazione è numerosa e l'offerta è quella che può essere formulata - il sistema si chiude a riccio, si difende, le strutture complesse provano a difendere il proprio posto letto, provano a non prendere pazienti provenienti dal pronto soccorso, che non sono di stretta competenza, perché poi hanno delle difficoltà a gestirli. Immaginiamo l'ortopedico che al posto di un suo paziente, che magari dovrebbe operare il giorno successivo, trovi un paziente anziano che deve sottoporsi a una serie di valutazioni complesse e multidisciplinari, che non sono di sua competenza; però, nessuno lo va a guardare quel paziente, perché è nel reparto di ortopedia. Non so se riesco a darvi questa visione di sistema, che diventa complicata, di gestione e anche, per certi versi, con qualche margine di rischio per il paziente stesso.
Allora, occorre una quantità di posti letto facilmente accessibili e incrementabili rispetto al sistema in dotazione di un pronto soccorso, di un'astanteria o di un'OBI, come si chiamano adesso, nelle formule diversificate rispetto alle astanterie di un tempo, ma che devono essere facilmente messi a disposizione del sistema di accesso al pronto soccorso, quindi di gestione, che non può essere misurata nelle poche ore o nei pochi minuti.