Nel dibattito odierno in aula sulla possibilità di ammettere un
referendum sulla chiusura dell’Oftalmico, ho detto: “La delibera è molto complessa dal punto di vista
tecnico, non si può chiedere alla cittadinanza di esprimersi su un tema così
complicato. Sarebbe anche come abdicare al nostro ruolo politico, per questo
voterò no. Per assurdo, se andassimo davanti alle sedi di Equitalia o
dell’Agenzia delle Entrate a raccogliere firme per abolire le tasse, è chiaro
che faremmo il pienone di consensi.
La chiusura
dell’Oftalmico fa parte della strategia che è servita ad uscire dal piano di
rientro permettendoci di ricominciare a fare programmazione sanitaria. Se alle
minoranze non piacciono alcuni aspetti, trovino altri modi per farli presente
all’Assessore.
Nel merito della questione Oftalmico tutti i più recenti dati
scientifici dimostrano che gli ospedali monospecialistici non hanno più ragione
di esistere, anche perché il paziente oculistico è in genere un paziente che
necessita di diverse altre discipline: fino ad oggi, questo aspetto veniva
risolto con costose consulenze esterne. Meglio inserire la struttura
dell’oculistica all’interno di un presidio in cui ci sia la possibilità di
consultarsi costantemente con altri, ad esempio diabetologi o cardiologi.
E ancora: se si digita su un motore di ricerca il nome dei
responsabili di struttura (quelli che si chiamavano primari) dell’Oftalmico,
compaiono due pagine di risultati che rimandano a strutture private, e solo
dalla terza pagina in poi ci si rende conto che questi luminari lavorano
“anche” all’Oftalmico. Un aspetto su cui dobbiamo interrogarci.
Infine, dove ricollocare la struttura? Di certo all’interno di
un presidio che comprenda tutte le altre discipline, ma con un percorso
protetto per la chirurgia oculistica che richiede sterilità assoluta".
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