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martedì 28 marzo 2017

OFTALMICO, NO AL REFERENDUM, SÌ ALLO SPOSTAMENTO (CON ATTENZIONE)

Nel dibattito odierno in aula sulla possibilità di ammettere un referendum sulla chiusura dell’Oftalmico, ho detto: “La delibera è molto complessa dal punto di vista tecnico, non si può chiedere alla cittadinanza di esprimersi su un tema così complicato. Sarebbe anche come abdicare al nostro ruolo politico, per questo voterò no. Per assurdo, se andassimo davanti alle sedi di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate a raccogliere firme per abolire le tasse, è chiaro che faremmo il pienone di consensi.
La chiusura dell’Oftalmico fa parte della strategia che è servita ad uscire dal piano di rientro permettendoci di ricominciare a fare programmazione sanitaria. Se alle minoranze non piacciono alcuni aspetti, trovino altri modi per farli presente all’Assessore.
Nel merito della questione Oftalmico tutti i più recenti dati scientifici dimostrano che gli ospedali monospecialistici non hanno più ragione di esistere, anche perché il paziente oculistico è in genere un paziente che necessita di diverse altre discipline: fino ad oggi, questo aspetto veniva risolto con costose consulenze esterne. Meglio inserire la struttura dell’oculistica all’interno di un presidio in cui ci sia la possibilità di consultarsi costantemente con altri, ad esempio diabetologi o cardiologi.
E ancora: se si digita su un motore di ricerca il nome dei responsabili di struttura (quelli che si chiamavano primari) dell’Oftalmico, compaiono due pagine di risultati che rimandano a strutture private, e solo dalla terza pagina in poi ci si rende conto che questi luminari lavorano “anche” all’Oftalmico. Un aspetto su cui dobbiamo interrogarci.
Infine, dove ricollocare la struttura? Di certo all’interno di un presidio che comprenda tutte le altre discipline, ma con un percorso protetto per la chirurgia oculistica che richiede sterilità assoluta". 

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