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mercoledì 3 giugno 2015

Commissione speciale per la legalità contro i fenomeni mafiosi

Riporto il mio intervento in aula, martedì 26 maggio 


Esame proposta di deliberazione n. 87, inerente a "Istituzione di una Commissione speciale con compiti di indagine conoscitiva per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi" 




Grazie, Presidente.
Sarò oltremodo breve, perché ritengo che siano state toccate moltissime delle questioni che richiamano l'attenzione della politica sull'argomento. Che la Commissione sia permanente o straordinaria, credo sia, per certi versi, irrilevante. Mi auguro che sia straordinaria e breve. Temo che nel nostro Paese rischi di diventare permanentemente lunga.
Pochissimi giorni fa, il Presidente della Repubblica, ricordando la strage di Capaci, ha detto che bisogna estirpare questo male. Sono passati 23 anni da quando qualcuno pronunciò le stesse parole, in forma stilistica diversa, ma è evidente che il tema rimane sempre attuale. E' evidente che le organizzazioni criminali mafiose hanno assunto caratteristiche diverse da quelle icone storiche che qualcuno prima ha ricordato in Aula, cioè della coppola, dello scacciapensieri, della lupara o dei soggetti particolarmente ignoranti, per quanto riguarda la dialettica, il modo di parlare, l'esprimersi.
In realtà, ha cambiato veste, è entrata nel mondo degli affari e, qualche volta, scopriamo anche nella commistione con il mondo istituzionale, politico, dei grandi sistemi affaristici. Purtroppo, le mafie hanno voglia di insinuarsi.
Per questo credo sia importante il richiamo e la tensione che la politica riveste sull'argomento. L'auspicio - e qui credo che sia importante sottolinearlo - è che non rappresenti il momento in cui si cerca di accendere una luce individuale e personale dei singoli politici e dei singoli attori. Credo che, mai come in questa battaglia, occorra un atto di sincera volontà di fare squadra. Fare squadra perché, diversamente, rischia di essere un elemento di propaganda e un ulteriore strumento nelle mani di queste organizzazioni mafiose, che ben sanno quanti limiti hanno le istituzioni, quanti limiti hanno i poteri giudiziari di indagine. Loro conoscono benissimo il recinto nel quale si muovo le istituzioni che fronteggiano la loro forza.
Se non è uno strumento di autopropaganda e di autopromozione, credo che possa essere uno strumento che tanto potrà dare al sistema delle indagini, al sistema dell’anticorruzione in senso lato. Si parla di corruzione e di trasparenza, ma, in genere, si tratta sempre questi come di argomenti sterili, regolamentati con degli schemi, che è sufficiente leggere per capire come è facile, volendo, aggirarli. Anche noi stessi, quando ci siamo insediati in Consiglio, siamo stati sommersi da una quantità di carte che abbiamo dovuto presentare, che dovrebbero rappresentare il massimo della trasparenza e una sorta di scudo da quelli che possono essere i sistemi di corruzione. Ma credo che siano degli aspetti formali e non sostanziali.
Ben venga, quindi, un lavoro che - mi sembra dalle parole trasversalmente ascoltate in Aula - tenda ad identificare, ad aiutare e a far sapere all'esterno che il mondo della politica è attento ed avverso alle mafie, in qualunque veste esse si presentino, in qualunque modo esse si rappresentino, in qualunque modo si avvicinino sia al mondo degli affari sia al mondo delle istituzioni.
Sottolineo quello che è l'aspetto principale, cioè che non sia un atto propagandistico dei singoli, perché sarebbe un ulteriore strumento nelle mani delle mafie. Ben venga, quindi, un lavoro di squadra. Mi sembra, nell'ambito del dibattito consiliare - se posso ascoltare con le mie orecchie - di aver recepito che ci sia questo tipo di intendimento e di volontà.

Grazie.

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