Il 5 maggio scorso è stato ospite a Giaveno Adelmo Cervi,
figlio di uno dei sette fratelli Cervi uccisi dai fascisti in provincia di
Reggio Emilia nel 1943.
Un uomo schietto, che ora si batte per la Costituzione. Si può
essere d’accordo o meno sulle Riforme costituzionali, mi pare comunque
importante riportare alcune delle cose che ha detto quella sera davanti a un
folto e interessato pubblico.
“La gente va valutata per quello che fa e non per quello che
dice. Racconto la storia della mia famiglie per una testimonianza e ancora di
più perché ci sproni a cosa dovremmo fare per essere degni di questi martiri,
lottando contro le ingiustizie che abbiamo oggi. Bisogna sognare di creare
mondi di giustizia e se non ce la facciamo, almeno tramandare a figli e nipoti
per la speranza di avere un giorno mondo migliore. Dire ciò che si sente dentro
e cosa portare avanti. Dobbiamo partecipare comunque anche se è pesante e io so
cosa vuol dire quando le cose vanno di traverso. Votare sempre. I diritti li
abbiamo conquistati, la repubblica democratica e il poter discutere, mentre mio
padre non poteva farlo. Dobbiamo essere orgogliosi di poter festeggiare il 25
aprile. La Costituzione italiana è una delle migliori nel mondo per dare speranza
di mondo giusto a tutti; è un'arma potente che non è stata usata. La mia
battaglia è che ogni partito al primo punto dica che sia applicata la
costituzione, e alle riforme ci penseremo dopo. Bisogna rivendicare i propri
diritti. Inoltre la Costituzione dice che
ogni cittadino deve avere un minimo come garanzia e non è così. Costituzione è
arma efficace per fare cose insieme. Non un minuto di silenzio, ma un minuto di
grida!”
La storia dei Fratelli Cervi si trova cliccando qui
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