Sul medico di Emergency colpito da Ebola e ricoverato allo
Spallanzani di Roma: vedo sulla bacheca dell’amico Ivo Cavallotto commenti
assurdi alla notizia data dal tgcom24 (nella foto).
Una delle risposte che si possono dare a chi scrive certe
frasi dettate dall’ignoranza è quella di Cecilia Strada, di Emergency: “Certo
che è triste avere un collega in ospedale e sentire in giro commenti tipo
"se stavate a casa vostra non succedeva niente". fregatene e vivi
felice, insomma.
è vero: se stavamo a casa, non succedeva niente. niente: non
ci si sfiniva a lavorare in una tuta di protezione dentro la zona rossa. non si
curava nessuno. non ci si sbatteva come matti per cercare di contenere la più
grave epidemia di ebola della storia. non ci si dava da fare per evitare che il
virus passi di paese in paese, vicini o lontani. e sicuramente nessuno
rischiava il contagio.
se stavamo a casa nostra, potevamo stare sereni, tranquilli
in poltrona davanti alla televisione, magari commentando con grande sicurezza
quel che di brutto succede nel mondo. che succede anche perché troppe persone
se ne fregano e "stanno a casa loro". ma noi non siamo fatti così”.
Poi però c’è da chiedersi cosa si può fare di più: su questa
“emergenza” così come su altre emergenze sanitarie, il lavoro che deve fare la
politica è quello della sensibilizzazione, dell’informazione, di uno sviluppo
della cultura e della sensibilità che invece di far dire ad alcuni “poteva
stare a casa sua” porti le persone a dire “meno male che qualcuno si prende
questi rischi e questi mal di pancia”. La politica deve impostare riflessioni
globali e dare risposte su come comportarsi, come collettività, in casi del
genere.
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