Il 20 dicembre scorso si è discusso e approvato il disegno
di legge 219 che inserisce il divieto di caccia per tredici specie.
Surreale tutta la pantomima messa in atto dal centrodestra. L’assessore infatti ha semplicemente fatto
una legge normale dichiarando il divieto di caccia per alcune specie che sono
già in sofferenza numerica a causa dell’antropizzazione o dell’esubero di altre
specie. È davvero esigua la quota di cacciatori interessata a questi
animali.
Secondo me il tema è un altro,
quello della gestione del territorio. Infatti, non casualmente, coloro che oggi alzano
le barricate contro la legge, ovvero a favore dell’abbattimento di queste
specie, sono gli stessi che non hanno mai messo nei piani venatori queste
specie, ma anzi hanno anche azzerato la legge sulla caccia per evitare il
referendum e per poter gestire il territorio in modo improprio. In particolare era per alcuni forse meglio stare sotto la legge quadro
nazionale, la 157, in modo vago, mantenendo uno status quo che ha permesso ad
alcuni di avere delle rendite di posizione, a danno sia della Regione che dei
cacciatori onesti e rispettosi delle regole. Con la nuova legge regionale che
verrà, sarà richiesta una gestione molto più precisa e puntuale anche dal punto
di vista contabile.
Chi avesse proprio piacere di andare a caccia di
volatili potrebbe rispondere all’appello dell’assessorato che ha chiesto di
abbattere uccelli nocivi come i corvidi, principale minaccia dei passeracei. Il vero tema degli interventi dell’opposizione
è la gestione del territorio, per questo cominciano a scaldare i motori in
vista della discussione della nuova legge che disciplinerà l’argomento.
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