Riporto il mio intervento in aula, martedì 26 maggio
Esame proposta di
deliberazione n. 87, inerente a "Istituzione di una Commissione
speciale con compiti di indagine conoscitiva per la promozione della cultura
della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi"
Grazie, Presidente.
Sarò oltremodo breve, perché ritengo che siano state toccate
moltissime delle questioni che richiamano l'attenzione della politica
sull'argomento. Che la Commissione sia permanente o straordinaria, credo sia,
per certi versi, irrilevante. Mi auguro che sia straordinaria e breve. Temo che
nel nostro Paese rischi di diventare permanentemente lunga.
Pochissimi giorni fa, il Presidente della Repubblica, ricordando
la strage di Capaci, ha detto che bisogna estirpare questo male. Sono passati
23 anni da quando qualcuno pronunciò le stesse parole, in forma stilistica
diversa, ma è evidente che il tema rimane sempre attuale. E' evidente che le
organizzazioni criminali mafiose hanno assunto caratteristiche diverse da
quelle icone storiche che qualcuno prima ha ricordato in Aula, cioè della
coppola, dello scacciapensieri, della lupara o dei soggetti particolarmente
ignoranti, per quanto riguarda la dialettica, il modo di parlare, l'esprimersi.
In realtà, ha cambiato veste, è entrata nel mondo degli affari e,
qualche volta, scopriamo anche nella commistione con il mondo istituzionale,
politico, dei grandi sistemi affaristici. Purtroppo, le mafie hanno voglia di
insinuarsi.
Per questo credo sia importante il richiamo e la tensione che la
politica riveste sull'argomento. L'auspicio - e qui credo che sia importante
sottolinearlo - è che non rappresenti il momento in cui si cerca di accendere
una luce individuale e personale dei singoli politici e dei singoli attori.
Credo che, mai come in questa battaglia, occorra un atto di sincera volontà di
fare squadra. Fare squadra perché, diversamente, rischia di essere un elemento
di propaganda e un ulteriore strumento nelle mani di queste organizzazioni
mafiose, che ben sanno quanti limiti hanno le istituzioni, quanti limiti hanno
i poteri giudiziari di indagine. Loro conoscono benissimo il recinto nel quale
si muovo le istituzioni che fronteggiano la loro forza.
Se non è uno strumento di autopropaganda e di autopromozione,
credo che possa essere uno strumento che tanto potrà dare al sistema delle
indagini, al sistema dell’anticorruzione in senso lato. Si parla di corruzione
e di trasparenza, ma, in genere, si tratta sempre questi come di argomenti
sterili, regolamentati con degli schemi, che è sufficiente leggere per capire
come è facile, volendo, aggirarli. Anche noi stessi, quando ci siamo insediati
in Consiglio, siamo stati sommersi da una quantità di carte che abbiamo dovuto
presentare, che dovrebbero rappresentare il massimo della trasparenza e una
sorta di scudo da quelli che possono essere i sistemi di corruzione. Ma credo
che siano degli aspetti formali e non sostanziali.
Ben venga, quindi, un lavoro che - mi sembra dalle parole
trasversalmente ascoltate in Aula - tenda ad identificare, ad aiutare e a far
sapere all'esterno che il mondo della politica è attento ed avverso alle mafie,
in qualunque veste esse si presentino, in qualunque modo esse si rappresentino,
in qualunque modo si avvicinino sia al mondo degli affari sia al mondo delle
istituzioni.
Sottolineo quello che è l'aspetto principale, cioè che non sia un
atto propagandistico dei singoli, perché sarebbe un ulteriore strumento nelle
mani delle mafie. Ben venga, quindi, un lavoro di squadra. Mi sembra,
nell'ambito del dibattito consiliare - se posso ascoltare con le mie orecchie -
di aver recepito che ci sia questo tipo di intendimento e di volontà.
Grazie.