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Da sinistra l'autore del libro Alessandro Chiolo, Marco Giavelli di Luna Nuova, Tina Montinaro e il saluto del sindaco di Vaie, Ezio Merini |
Comunicato stampa
Il Consiglio Regionale vota all’unanimità la mozione per la
costituzione di parte civile nei processi contro la criminalità mafiosa.
È passata oggi, martedì 19 gennaio, con l’unanimità dei voti
(36 presenti) la mozione n. 613, primo firmatario il Consigliere Regionale
Alfredo Monaco (Rete civica), che impegna la Giunta regionale a costituirsi
parte civile nei processi per mafia o per criminalità organizzata, utilizzando
personale interno all’Ente per sostenere i processi, cioè senza consulenze
esterne.
La mozione è stata presentata a fine dicembre, ma proprio
venerdì scorso a Vaie, in Valle di Susa, il Consigliere Monaco ha incontrato
Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice Giovanni Falcone
ucciso con lui nella strage di Capace del maggio 1992, in occasione della
presentazione di un libro in cui è raccolta la sua testimonianza.
“Ne ho ammirato la forza e la determinazione nel portare
avanti la lotta alla mafia che le ha ucciso il marito, con iniziative rivolte
ai giovani. Ci ha messi in guardia sulle infiltrazioni mafiose anche al Nord - racconta
Monaco - Per questo è ancora più importante che la Regione abbia un impegno
preciso per la costituzione di parte civile”.
La mozione era firmata anche dai Consiglieri Allemano Paolo,
Barazzotto Vittorio, Chiapello Maria Carla, Corgnati Giovanni, Ferrentino
Antonio, Gariglio Davide, Grimaldi Marco.
Torino, 19 gennaio 2016
ARTICOLO DI LUNA NUOVA DI MARTEDì 19 GENNAIO 2016
IL TESTO COMPLETO DELL'INTERVENTO IN AULA:
Esame mozione
n. 613 presentata dai Consiglieri Monaco, Allemano, Barazzotto, Chiapello,
Corgnati, Ferrentino, Gariglio e Grimaldi, inerente a "Costituzione di
parte civile della Regione Piemonte nei processi contro la criminalità
organizzata e mafiosa"
MONACO Alfredo
Grazie, Presidente.
Ritengo che la mozione in discussione abbia dei caratteri di forte
attualità, che sono diventati sempre più pregnanti ed importanti in questi
ultimi mesi, ma che sono presenti già da qualche anno, purtroppo.
Mi consenta - è soltanto per una volta - un'espressione molto
forte, inusueta e ovviamente non consona all'Aula, ma sono parole che ho
preferito mutuare: "Le mafie" - non la mafia, anche se la frase
originale parlava di mafia - "sono una montagna di 'drugia'", e con
tutto il rispetto per gli elementi che sono frutto della digestione dei
soggetti biologici, che poi vengono riutilizzati, la parola che ritengo
offensiva è la prima.
Credo che il fenomeno sia poco noto, sotto certi aspetti: molti
dicono che emana un cattivo odore che si sente da molto lontano: sbagliato. Non
ha odore e si presenta apparentemente con le vesti della normalità. Nei giorni
scorsi abbiamo visto, anche con apparente sorpresa da parte di chi firmava
alcuni articoli di giornale, come fosse sorprendente che in Piemonte, a seguito
di alcune indagini, fosse presente un comportamento omertoso e - oserei dire,
invece - silenzioso da parte di soggetti che si vedevano, in qualche maniera,
vittime costrette di organizzazioni criminose e criminali, che operano sul
nostro territorio. Queste, invece, hanno delle caratteristiche in comune, in
termini di intimidazione, e coltivano i propri affari proprio in seno ai
difetti, alle carenze istituzionali e, a volte - me lo si permetta - anche
laddove ci si accorge che esistono delle divergenze, sul tema, da parte del
mondo della politica.
"Dichiararsi antimafia" - diceva, qualche anno fa,
qualcuno - "oggi è una moda molto diffusa, ma pochissimi usano le
espressioni nelle maniere corrette".
La settimana scorsa abbiamo avuto il piacere di avere ospite, sul
nostro territorio (io ero presente, non come primo firmatario di questa
mozione, perché mi ritengo un primus inter pares di questa mozione, ma in
rappresentanza di tutti i colleghi che hanno firmato e mi auguro anche di
coloro che non lo hanno fatto), a seguito della sua attività di promozione
della legalità, la signora Tina Montinaro, la vedova del capo scorta di
Giovanni Falcone.
E' venuta sul nostro territorio e ci ha raccontato alcune cose
della mafia e alcune cose del comportamento che bisogna adottare: ci ha
suggerito di essere normali, di avere dei comportamenti normali, di vicinanza e
solidarietà fra i cittadini, perché questo è il primo elemento che ci permette
di contrastare attività malavitose, mafiose o di organizzazioni di questo tipo.
Abbiamo approfondito con lei alcuni temi. Per esempio, un
argomento che abbiamo riportato nella mozione è che ci sono delle Regioni che
hanno già adottato, addirittura per legge, quello che noi oggi andiamo a
chiedere in Aula. Poi siamo andati a verificare, come la signora ci ha
suggerito facendoci notare due aspetti che non funzionano di questa legge che
hanno nella Regione Sicilia; ma ce ne sono altre, adottate, che danno tanta
valenza al tema e per questo proporrò anche una modifica della mozione. Cosa
risulta, cioè? In Sicilia questa legge, che prevede per la Regione di
costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia, esiste dal 2008; e il
politico ottiene due effetti, che gli sono favorevoli ma che poi non danno vantaggio
reale alla vera lotta antimafia. Si spendono tanti soldi, tanti denari pubblici
in consulenze per tutti questi processi; tutti: basta che sia coinvolto il 416
bis o ter e immediatamente vengono attivate delle consulenze - quindi, credo,
denaro pubblico - per processi che non so quanto ledano l'immagine della
Regione stessa.
A fronte di questo, andiamo a vedere nei bilanci in entrata cosa
ha comportato tutta questa attività: scopriamo che le entrate in bilancio sono
sempre zero. Un po' per leggi dello Stato, un po' perché molto spesso si tratta
di recuperare beni confiscati che servono a pagare delle tasse, delle evasioni
e tanti danni che già sono stati fatti - e l'Ente pubblico è l'ultimo a goderne
un beneficio - questo sistema ha in realtà un costo sociale altissimo, dove il
politico ha due apparenti vantaggi: il primo è quello di "essere
antimafia" - si è costituito parte civile - e il secondo è quello di aver
dato delle consulenze, che in realtà portano benefit pari a zero. Credo che in
Sicilia, in Puglia e in altre Regioni si sia notato come tutto sommato si sia
fatta un'azione che non è necessariamente quella della vera attività antimafia.
Un'altra legge che esiste e che ci è stata fatta notare sempre
dalla signora Montinaro - che credo sia al di sopra di ogni sospetto per quanto
riguarda il suo impegno antimafia e per quanto la mafia l'ha duramente colpita
al cuore - protegge in qualche maniera tutte le vittime di mafia. Credo sia una
legge splendida: tutti coloro che sono stati vittime di mafia in Sicilia
possono quindi, facendo semplicemente una domanda, avere l'assunzione per
chiamata diretta dalla Regione Sicilia. Ebbene, si scopre - e lei patisce molto
questo aspetto, che sottopongo anche al giudizio dei singoli Consiglieri - che
sono considerate vittime della mafia anche coloro che si sono dichiarati
pentiti e i parenti di questi ultimi. Paradossalmente, quindi, lei si troverà
da qui a qualche anno, ma già oggi, con molti dei mafiosi - fino a ieri mafiosi
e poi dichiarati pentiti - con l'ufficio affianco al suo, a lavorare come lei
che ha perso il marito nell'attentato che vide vittime principali dello Stato
Giovanni Falcone con la moglie e quelli che vengono definiti i tre uomini della
scorta; ma lei ovviamente preferisce ricordare che "i miei figli Gaetano e
Giovanni non si chiamano 'Gaetano e Giovanni Scorta', ma si chiamano
Montinaro".
Allora, torno all'espressione "montagna di merda" che ho
usato a proposito della mafia; me la passi ancora per quest'ultima volta,
Presidente. Credo sia importante ricordare come occorra star lontani da questa
montagna di rifiuti pericolosissimi, che ha dimostrato in più occasioni di
cominciare ad inserirsi bene nel nostro tessuto sociale. E si tratta di mafie:
non soltanto della 'ndrangheta e della mafia, ma di organizzazioni criminose
che stanno operando sul nostro territorio. Abbiamo degli anticorpi sociali
importanti, ma non ne siamo immuni. Guai ad avere la presunzione di immaginare
che siamo indenni dal problema solo perché lo riconosceremmo o lo riconosciamo.
Chiedo al mondo della politica, piuttosto, di essere compatto
rispetto a questi temi. E chiedo di modificare anche la mozione, inserendo -
proprio in virtù di quello che ho imparato la scorsa settimana dalla signora
Montinaro - che non faremo consulenze a questo scopo e che i denari pubblici
saranno spesi dall'organizzazione pubblica: che ci si costituisca per quello,
quindi, e che non si faccia la gara delle consulenze esterne per affrontare
questi processi.
Credo sia importante che ci si costituisca parte civile e che si
possa dare anche alla Giunta - e così se ne assume anche le responsabilità,
comunicando poi le scelte in Aula - il mandato di decidere quali sono i
processi ai quali poi si aderisce, iscrivendosi e costituendosi, e quali sono,
con le motivazioni, quelli per i quali non lo si fa.
Qualcuno ha fatto notare che forse fare una semplice mozione o un
semplice ordine del giorno è un po' poco. Io invece credo sia proprio questo il
momento in cui la politica si assume una vera responsabilità. Posso dire che un
tema affrontato per legge dal giorno dopo scarica di responsabilità tutti
coloro che l'hanno promossa: c'è la legge, viaggia tutto in automatico e tutti
possono goderne i benefici, dimenticando che forse lì dobbiamo scrivere un
capitolo speciale di costi.
Credo che invece, di volta in volta, la politica si debba assumere
la responsabilità di fronte all'opinione pubblica, di fronte alla gente, di
essere unita o di dire per quale motivo non fa delle cose. Ci sono dei processi
nei quali secondo me merita in modo particolare essere presenti e altri casi
che non producono dei reali danni all'immagine, trattandosi di processi che
possono anche essere solo individuali e non relativi ad una reale rete
criminosa. Sono infatti le grosse reti criminose e le infiltrazioni quando si
veicolano grandi capitali e grandi quantità di denari che fanno danni.
Per questo motivo, chiedo la vicinanza a questo punto che oggi è
in discussione, quale elemento che possa documentare la forte volontà antimafia
e di legalità del nostro territorio, che pur è stata testimoniata in molti
modi; ma dobbiamo tenere sempre più desta e alta la vigilanza sul nostro territorio.
A proposito della modifica - verrò poi al banco della Presidenza a
formalizzarla - chiedo che l'impegno venga assunto esclusivamente con risorse
pubbliche, quindi con fondi interni, senza ricorrere alle consulenze.
Grazie, Presidente.